Capita a volte di non sentirsi centrati. Di capire che così non va. C’è qualcosa che non ci fa stare bene, che ci blocca, ci frena. Abbiamo bisogno di innescare un cambiamento, voltare pagina, mettere tutto in discussione.

Il racconto di oggi ha un sapore un po’ speciale. Ha il sapore dell’amicizia, quella disinteressata e vera. Ha il sapore della fiducia e della complicità. Che non sai come, ma senza pensarci troppo, ti ritrovi intorno a un tavolo, una sera a cena, con l’agenda alla mano, a prendere appunti su cosa, dove e quando. A fantasticare sulla musica, l’allestimento e i colori. A dar vita a un logo, un progetto, un programma.

Fin da piccola i miei genitori mi hanno sempre portato in montagna. Ma solo d’estate. Prati verdissimi, sole caldo, aria frizzante, scarponcini da trekking, lunghe escursioni. Un cerbiatto, una marmotta ogni tanto e le mucche. Tante mucche con le loro campane, i cavalli e le caprette. Insomma, la Natura, quella che ti sorprende, ti rilassa e che ti viene da pensare “non mi serve altro”.

Non so tu, ma io ogni volta che incontro qualcuno che, quando affonda il cucchiaio nella tazza colma di porridge, yogurt greco, frutta fresca e secca, sorride di gusto (invece di storcere il naso) e poi mi racconta con gran fervore di quel kg in più caricato sul bilanciere, di quella trazione finalmente chiusa, o di quella manciata di secondi (interminabili) durante i quali è riuscito a mantenere la verticale, mi illumino. È un po’ come guardarsi allo specchio e sentirsi a casa, e subito mi sembra di avvertire quella sensazione di fatica mista a soddisfazione, che ogni traguardo sportivo raggiunto regala. Quella che, al termine di ogni sessione di allenamento, nonostante la stanchezza, ti fa dire “ne voglio ancora”.

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