Ci sono giornate che sono tutto un corri corri, che ti sembra di girare all’infinito come una trottola e speri che qualcuno ti afferri per un lembo della gonna per rallentare il ritmo, e permetterti di godere di quel raggio di sole che fa capolino tra le nuvole, dei colori scintillanti delle foglie che tappezzano i marciapiedi, di una cena (fitfood) con gli amici.

Ieri sera ad “afferrarmi per la gonna”, regalandomi un momento di piacevole relax in cucina, è stato nientepopodimeno che… un pomodoro. Ma non uno qualunque: un super pomodoro triplo concentrato. Un pomodoro griffato (della serie Mutti collection). Uno che per farne 1 chilo ce ne vogliono ben 7 di quello fresco (mica paglia, come dicevano a Milano). Un tripudio di licopene che - se non lo sai - è lo spazzino delle cellule che fa grandi pulizie (come quando arriva Pasqua a casa mia), ed è in grado di smaltire tutta la “spazzatura” che il nostro organismo produce a causa dello stress, del sovrallenamento ma anche di un’alimentazione scorretta.

A far gli onori di casa c’era un nome che è una garanzia, Marco Bianchi: non solo uno scienziato che divulga in modo facile ed intelligente la cultura del cibo #buonoefabene, ma anche un ottimo chef che sa bilanciare bene nelle sue ricette sapore e salute (e ti spiega sempre perché aggiungere questo o quello ai suoi piatti), uno che lo sport lo fa e lo comunica con il sorriso… insomma uno di noi, per come la vedo io: uno che interpreta a puntino la filosofia del fitfood.

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E così, dopo le presentazioni di rito, tra una risata ed uno scatto a colori, mentre insieme con la mia compagna di tagliere @RobySushi affetto il peperone, il cetriolo e la cipolla per preparare il gazpacho alla #MarcoBianchiOff imparo che il pomodoro contiene folati (proprio così il famoso acido folico) in buona quantità (figuriamoci il triplo concentrato), ed il pensiero va subito a quella mia amica che è in dolce attesa, e che di bimbi ne aspetta ben due. In un attimo il gazpacho è pronto, fresco, buono e decisamente red: Marco lo prepara con 2 scatole di polpa, un tubetto di triplo concentrato, peperone rosso, cetriolo e cipollotto tagliati a cubetti tutti uguali, un cucchiaino di senape, succo e scorza di limone, un cucchiaio di tabasco e poi curcuma e pepe. Due spezie inseparabili (proprio come avviene con la mia miglior amica...) che insieme rendono al massimo: la curcumina diventa più biodisponibile ed allora sì che non ce n’è più per nessuno. Il suo valore antiossidante raggiunge i massimi livelli ed i radicali liberi, be’, se la danno a gambe levate per la paura (bellalì!).

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Archiviato (slurp) il gazpacho si passa alla pasta: integrale e cotta al dente. Marco ci consiglia di sciacquarla sotto l’acqua corrente una volta pronta, per togliere l’amido ed abbassare così il suo indice glicemico. C’è chi sorride, pensando al marito che non potrebbe mai accettare un tale affronto… Pasta scolata, ohibò! Ma una volta condita con il super sugo ai tre pomodori, olive taggiasche e basilico fresco siamo tutti concordi: voto 10.

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D’altra parte Mutti è #buonoefabene. Addio ai tentennamenti, evviva il pomodoro: fresco, in salsa e triplo concentrato. L’importante è che sia italiano. Ma con Mutti si sa, siamo in una botte di ferro, ops di latta. (tutt’al più ci infiliamo in un tubetto). La mia variante? Stesso sugo ma con l’aggiunta di una generosa spolverata di parmigiano (proteine per i muscoli) per raggiungere il bilanciamento perfetto, ma non si può aver tutto dalla vita…o forse sì? Ora che ci penso nel buffet all'entrata, mi sembra di aver visto dei meravigliosi cubetti di grana… corro ad esplorare ed eccoli lì, in bella vista che sembrano quasi aspettare me.

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Yummi! C’è allegria, chi mangia, chi scatta, chi twitta e chi si racconta. Davanti ad un piatto di pomodoro (con la pasta). Perché è il sugo che la fa da padrone. E la scarpetta regna sovrana. Resistere è il vero peccato. Lo dice anche Marco Bianchi: basta saper dosare, scegliere le fonti migliori, informarsi e non lasciare che a guidarci sia solo la gola, o ancor peggio il caso, il “l’ho sentito dire…”. Andiamo a fondo, immergiamoci nel cibo, nella storia degli ingredienti, seguiamo la filiera dal coltivatore al distributore finale. Facciamo cultura. Anche questo è un viaggio, una bella avventura. Alla scoperta del fitfood.    

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